Copriva i preti pedofili in America, il Vaticano lo promuove e adesso lo invitano a Siracusa


Copriva i preti pedofili in America, il Vaticano lo promuove e adesso lo invitano a Siracusa - martedì 13 dicembre 2011
Copriva i preti pedofili in America, il Vaticano lo promuove e adesso lo invitano a Siracusa



L'ex arcivescovo di Boston Bernard Francis Law rappresenterà la Santa Sede alla festa di Santa Lucia. Nella sua diocesi finirono sotto inchiesta 89 sacerdoti, che lui difese fino all'ultimo. Trasferito a Roma, ha collezionato incarichi di prestigio all'ombra di San Pietro. Granata (Fli): "Un errore"
Un appuntamento importante per devoti, cittadini e turisti, un appuntamento che ricorre soltanto una volta ogni anno per celebrare la “vergine e martire” Santa Lucia, simbolo di luce. Dal 13 al 20 dicembre, l’ex arcivescovo di Boston,Bernard Francis Law, rappresenterà il Vaticano a Siracusa, fresco degli ottantanni compiuti lo scorso 4 novembre, pasciuto dalla grande carriera ecclesiale che dopo lo scandalo del 2002 ha accompagnato i suoi giorni con promozioni verticali che farebbero impallidire il megadirettore dei celebri film fantozziani.

Dopo la condanna a dieci anni di carcere del porporato a stelle e strisce John J. Geoghan, accusato di aver violentato ripetutamente un bimbo di dieci anni, nella sola Boston guidata dall’allora arcivescovo Law, finirono sott’accusa 89 sacerdoti dei quali 55 costretti a lasciare l’incarico. Indifferente alle denunce di numerosi abusi sessuali a danno di minori, l’allora arcivescovo Bernard Francis Law consentiva ai preti sott’inchiesta di proseguire nella loro opera “pastorale”. In un primo momento il Papa Giovanni Paolo II respinse le sue dimissioni, poi le accolse e le diocesi di Portland, Tucson e Spokane dichiararono bancarotta per le numerose richieste di risarcimento danni per abusi sessuali documentati e “coperti” da Law.

La reazione del Vaticano non si è fatta attendere, dopo le dimissioni dalla reggenza di Boston, il porporato americano è stato importato a Roma in Vaticano. Da quel momento è divenuto membro del Pontificio Consiglio per la Famiglia, della Congregazione per il Clero, della Congregazione per i Vescovi, della Congregazione per le Chiese Orientali, della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, della Congregazione per l’Educazione Cattolica, della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli e, come se non bastasse, Bernard Francis Law è stato eletto arciprete della Papale Basilica Liberiana di Santa Maria Maggiore. Con questo curriculum è stato ritenuto l’uomo giusto per concludere l’anno ecclesiale a Siracusa.

Le polemiche sono appena iniziate. Fabio Granata, vice coordinatore nazionale di Futuro e Libertà, è sul piede di guerra. “La pedofilia e i silenzi di parte della Chiesa sul tema – afferma  - hanno indignato l’opinione pubblica mondiale. Per questo, pur nel rispetto delle valutazioni dell’arcivescovo di Siracusa, ritengo un errore l’invito al cardinale Law, per i festeggiamenti della Patrona di Siracusa. Un’ombra nei festeggiamenti di Santa Lucia, simbolo di luce. Sono solidale con quanti, credenti o meno, hanno esternato meraviglia per questa decisione”

Diventa un giallo la visita di Bagnasco a don Seppia

La curia aveva già esaurito con il vicario due permessi di incontro. Il pm: «Non ho autorizzato io il colloquio con il vescovo»

Genova - Il colloquio è avvenuto nella cappella del carcere. Un faccia a faccia di una ventina di minuti, sotto il controllo, solo visivo, delle autorità del penitenziario. Nessuno sa cosa si siano detti il cardinale Angelo Bagnasco e don Riccardo Seppia, l’ex parroco di Sestri, arrestato per uno scandalo di droga e sesso con minori. La visita doveva rimanere segreta e adesso è fonte di non pochi imbarazzi, alla vigilia di un processo delicatissimo per la Chiesa. E proprio su questo punto c’è un giallo: chi ha autorizzato quell’incontro? «Nessun privilegio, tutto si è svolto nel pieno rispetto delle regole e ha coinvolto le autorità preposte», assicura Francesco Frontirré, direttore del carcere di Sanremo, dove Seppia è detenuto Una versione confermata da Giovanni Salamone, provveditore regionale all’amministrazione penitenziaria, che aggiunge: «Mi è stato riferito che il colloquio è stato autorizzato da Stefano Puppo, il pubblico ministero che ha svolto l’inchiesta». Un’affermazione smentita però dal diretto interessato: «Non sono stato io a dare il via libera e sarebbe comunque competenza del gip». Un rimpallo di responsabilità che accresce il mistero sul blitz avvenuto mercoledì pomeriggio, poco dopo le 18,30. Sull’argomento il presidente della Cei ha rilasciato solo una breve dichiarazione ieri sera, a margine di un convegno al palazzo della Meridiana: «È vero, ci siamo incontrati. È stata la prima volta. Lui sta facendo il suo percorso». Un breve commento che però non aiuta a chiarire quanto accaduto. «Sono all’oscuro di tutto», commenta l’avvocato Paolo Bonanni, legale dell’ex parroco. Don Riccardo Seppia viene arrestato lo scorso 13 maggio dai carabinieri del Nas di Milano. I militari seguono da tempo un giro di spacciatori di cocaina e anabolizzanti ed è in questo contesto che incappano nel pastore della chiesa di Santo Spirito. Un uomo che al telefono parla molto delle sue maggiori passioni: i ragazzini e la polvere bianca. Riserva le confidenze sugli aspetti più oscuri della sua personalità a due personaggi chiave: il pusher Baja Seikou e l’exseminarista e sodale Emanuele Alfano. Le accuse nei confronti di Seppia, sono di tentata cessione di droga, pornografia minorile e tentata violenza su minore, per aver provato adadescare un chierichetto di 15 anni. Anche Alfano finisce in manette, per prostituzione minorile.